venerdì 28 giugno 2013

SERATA PER LA LEGALITA', UN BEL RICORDO

Una settimana fa si é tenuta la serata UN CALCIO ALL'ILLEGALITA', organizzata dall'Amministrazione Comunale in collaborazione con la FONDAZIONE ANTONINO CAPONNETTO che, insieme all'Ass.re VALENTINA GREGGIO, sta programmando delle attività nelle nostre scuole.
E' stata una di quelle occasioni in cui, ritengo, che la nostra Comunità abbia condiviso un momento di forte partecipazione ed informazione, uscendone cresciuta e un po' più consapevole su un tema così impegnativo quanto sfuggente.
Ringrazio pertanto in maniera speciale la referente regionale della Fondazione FELICETTA SERPICO per l'impegno profuso nella riuscita della serata: senza di lei sarebbe mancato l'indispensabile coordinamento di rete che invece ha consentito la presenza di così tanti ospiti e contributi di spessore.
E' per questo che ritengo doveroso fissare e trasmettere almeno una piccola parte dei contributi di storie, notizie ed emozioni che abbiamo ricevuto con tanta passione e generosità dai nostri ospiti.
E' stata una serata intensa, pensata per scuoterci e per acquisire un po' più di consapevolezza.
Abbiamo sentito testimonianze di persone che, ogni giorno, si interessano di mafia e la combattono, su vari fronti, perché la mafia si insinua e si manifesta in tanti modi.
Abbiamo riscostruito e collegato alcuni degli eventi che in quegli anni ('80-'90) hanno cambiato la storia della nostra nazione.
Dico "cambiato" perché, proprio quando il MAXI PROCESSO alla mafia, spiegatoci con sintetica efficacia da DIEGO BILOTTA (responsabile scuola della FONDAZIONE ANTONINO CAPONNETTO), diede la rotta per la prima vera lotta alla mafia, si susseguirono tragici eventi e scelte politiche che ne deviarono e stroncarono lo slancio.
E' bastato infatti ricordare la "non nomina" di GIOVANNI FALCONE alla guida del POOL, creato e condotto dal Giudice ANTONINO CAPONNETTO (che lo lasciò, proprio pensando che Falcone avrebbe continuato il suo lavoro dopo il maxi processo), seguita dall'isolamento in cui Falcone stesso fu lentamente lasciato, fino al momento
del successivo attentato in cui perse la vita insieme alla moglie e ad alcuni agenti della scorta,
Tra i sopravvissuti alla strage di Capaci era presente alla serata ANGELO CORBO, agente della scorta di Falcone, la cui commovente testimonianza ci ha fatto capire cosa significasse a quel tempo proteggere chi, per la prima volta, stava riuscendo a combattere il sistema mafioso. Angelo ci ha anche fatto capire come la mafia lo abbia quasi ucciso tre volte, come agente di polizia che ha visto il proprio protetto ed i colleghi soccombere, come vittima e come cittadino che vede quei sacrifici calpestati e dimenticati dall'inerzia e dall'incapacità degli anni a seguire. Ci ha commosso il suo raccontarci quel senso di colpa che per tanti anni lo ha tenuto lontano da momenti pubblici e, anche se noi presenti non siamo riusciti a farglielo sentire fisicamente, un grande abbraccio collettivo gli si é stretto intorno perché tutti abbiamo pensato: "noi ci ricordiamo e ti ringraziamo, Angelo!".
 Ora, per fortuna, Angelo Corbo ha trovato lo stimolo adeguato e fa parte delle persone che girano l'Italia provando a raccontare la lotta alla mafia, magari nelle sue estreme conseguenze, con la speranza di scuoterci dal torpore in cui rishciamo ogni giorno di sprofondare.

Ci siamo ricordati anche dei tanti colleghi di Angelo Corbo caduti in servizio, che il coro del Tribunale di Padova THE JUSTICE CHORUS ha voluto impersonare con dei monologhi curati da MARIA PIA CIANI, insegnante e preziosa conduttrice della serata, per poi associarli ad alcune parentesi di fiducia e di speranza, come solo la musica sa fare.
Sì, perché una lotta così dura, pur avendo dei momenti terribili, deve nustrirsi di speranza e di conoscenza, come ha testimoniato anche il magistrato Dott.ssa DOMANICA GAMBARDELLA, già collaboratrice di Falcone e oggi in forza al Tribunale di Padova.
Abbiamo capito come anche un ambiente sportivo come il calcio, pure a livelli dilettantistici, può diventare, oltre al consueto sistema di riciclaggio tramite le scommesse pilotate, anche un subdolo strumento di controllo sulle famiglie degli aspiranti giovani calciatori, cui la mafia guarda con attenzione nel suo continuo proporsi come "soluzione" ai problemi socio-economici. Nel presentare il suo libro CALCIO CRIMINALE, in collegamento telefonico, il giornalista e coordinatore di AVVISO PUBBLICO PIERPAOLO ROMANI ci ha ben spiegato questa logica subdola. La mafia cerca modi per controllare le persone e le aziende: l'aspetto economico é secondario per il mafioso, ne é una logica conseguenza, ma non é il suo primario obbiettivo.
Prima di tutto, per la mafia, viene il controllo del territorio. Ed ecco perché la sua tendenza é quella di cercare nuovi territori, come aveva scoperto il Giudice PAOLO BORSELLINO in Germania, già nei primi anni '90, poco prima di essere ucciso con la sua scorta nella strage di Via d'Amelio.
La mafia propone false scorciatoie, che poi ineluttabilmente portano alla schiavitù, alla dipendenza economico-sociale o alla delunquenza. Per farlo, la mafia usa strumenti all'avanguardia, gestisce le immense quantità di denaro per riutilizzarle nell'aumentare il proprio controllo sul territorio, schiavizzandolo.
DARIO MEINI, nipote del giudice CAPONNETTO e attivista della omonima Fondazione, nonché giovane studente di giurisprudenza, ce l'ha spiegato bene. Ci ha trasmesso con tutto il suo entusiasmo il desiderio di affrancarsi dal male mafioso e di lottare per la propria libertà, quella libertà di cui lui si é sentito privato per tanti anni, da ragazzetto, quando la sua famiglia subiva i ritmi e le privazioni della vita sotto scorta. Una sensazione di non libertà, di fatalità imminente, che poi, con la conoscenza acquisita grazie al nonno giudice ed agli studi, ha utilizzato per convertire la frustrazione e la rabbia in voglia di combattere e desiderio di libertà, che é vita. Per questo il suo impegno è ora dedicato al trasmettere la sua conoscenza agli altri, in modo che la consapevolezza diventi strumento di libertà e di lotta. Un intervento veramente toccante.
Come del resto fa l'Associazione LIBERA, i cui rappresentanti della SEZIONE GIOVANI di Padova erano presenti per raccontarci i risvolti pratici della lotta alla mafia nel quotidiano del nostro territorio, affatto vergine dalla penetrazione mafiosa. Infatti, l'associazione di padova si appresta ad utilizzare la villa di Felice "Felicetto" Maniero a Campolongo Maggiore, confiscato in seguito alle indagini ed ai processi degli anni '90 alla mala del Brenta..
LIBERA Padova ci ha anche invitato a partecipare alla 1^ FESTA LIBERA VENETO di Vicenza, dal 25 al 30 Giugno. Azioni concrete contro la mafia: un finale fresco e positivo che abbiamo molto apprezzato.
Personalmente, mi ha colpito l'espressione di "presidio" usata dalla giovane presidentessa di LIBERA PADOVA: questi ragazzi non erano nemmeno nati quando Falcone e Borsellino furono uccisi, eppure si sentono in trincea, sentono di dover combattere una guerra.
Nella mia chiosa, anche se ho inizialmente affermato "dannato il tempo che passa e questa nostra memoria corta", ho voluto trasmettere a tutti gli ospiti la più profonda gratitudine per quanto è stato entusiasmante sentire e conoscere una rete immensa di persone che si muove, condivide informazioni (oltre che ricordi) e che ogni giorno si oppone alla mafia, con azioni concrete, facendosi sentire.
Il modo migliore per rappresentare la sensazione finale con cui siamo tornati a casa credo sia quello di riportare la commovente poesia che DARIO MEINI ha fatto leggere ad un ragazzo, a simboleggiare cosa significhi l'impegno civile in una battaglia come quella contro la mafia.
Grazie di cuore a tutti.



Conosco delle barche (di Jacques Brel)

Conosco delle barche
che restano nel porto per paura
che le correnti le trascinino via con troppa violenza.

Conosco delle barche che arrugginiscono in porto
per non aver mai rischiato una vela fuori.

Conosco delle barche che si dimenticano di partire
hanno paura del mare a furia di invecchiare
e le onde non le hanno mai portate altrove,
il loro viaggio è finito ancora prima di iniziare.

Conosco delle barche talmente incatenate
che hanno disimparato come liberarsi.

Conosco delle barche che restano ad ondeggiare
per essere veramente sicure di non capovolgersi.

Conosco delle barche che vanno in gruppo
ad affrontare il vento forte al di là della paura.

Conosco delle barche che si graffiano un po'
sulle rotte dell'oceano ove le porta il loro gioco.

Conosco delle barche
che non hanno mai smesso di uscire una volta ancora,
ogni giorno della loro vita
e che non hanno paura a volte di lanciarsi
fianco a fianco in avanti a rischio di affondare.

Conosco delle barche
che tornano in porto lacerate dappertutto,
ma più coraggiose e più forti.

Conosco delle barche straboccanti di sole
perché hanno condiviso anni meravigliosi.

Conosco delle barche
che tornano sempre quando hanno navigato.
Fino al loro ultimo giorno,
e sono pronte a spiegare le loro ali di giganti
perché hanno un cuore a misura di oceano.






























Elezioni Comunali 25 Maggio 2014